Reportage della quarantena
La vita intorno al virus
Si fanno incontri strani in quarantena, tra strade vuote e silenziose.
Una nonnina di 91 anni si mette a piangere raccontandomi che è sola, costretta a uscire per fare la spesa, ogni giorno, perché non riesce a portare il peso di tante borse.
Le chiedo se posso scattarle una foto e mi dice che è troppo vecchia ormai, si vergogna della sua vecchiaia. La saluto e una lacrima scende anche a me.
Una donna giovane mi ferma poco dopo, per chiedermi con quale giornale lavoro, sembra che voglia dirmi qualcosa di grave, va via, poi torna e mi sussurra che medici e dottori non sono veri eroi come si vocifera, la incito a parlare, ma scappa via, come cenerentola, senza dirmi niente altro. Mi lascia con mille domande.
Ma poi penso: ci sono medici eroi e medici non eroi. Il senso civico e morale non appartiene ad un ordine, ma alla persona. Infine, conosco una donna in chiesa, prega per i suoi cari. Mi metto vicino e prego insieme a lei. Non sono credente, ma in silenzio, in quella chiesa vuota, rimbombano i pensieri, i desideri e la vita che pretendiamo che ritorni.
Voci del mercato
Le urla dei venditori, il vociferare delle persone, i sorrisi dei bambini misti alle chiacchiere delle mamme, i fidanzati mano nella mano, e poi gli abbracci tra amici, i vecchietti seduti al bar a giocare a scacchi, i ragazzini alla bancarella dei gelati.
Vita. Vita da mercato rionale, di quello che ogni settimana si aspetta con ansia per poter rivedere il pescivendolo, il verduraio, il macellaio, scambiarsi un saluto veloce con la mano e i due baci, quei classici baci all'italiana, che tutto il mondo ci invidia.
Eppure, oggi, in un'atmosfera surreale, niente, non esiste assolutamente nulla di tutto ciò.
Il coronavirus ci ha tolto la nostra essenza.
In religioso silenzio, le persone rispettano la coda per entrare tra le sparute bancarelle.
C'è malinconia, di quella che ti fa pensare, ragionare, sperare.
Nessuno grida alla migliore offerta, nessun sorriso si sente nell'aria.
I sorrisi non si possono neanche vedere.
Eppure ci sono, si percepisco, sotto quelle mascherine che fanno sudare, sotto quelle visiere che deformano i volti.
Tornerà il giorno in cui ci riprenderemo gli spazi, i sapori, i suoni e i rumori. Tutti stretti stretti a girar per le vie.
Torneremo ad abbracciarci e a baciarci. Di baci nuovi e più forti.
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